La Terra Promessa: El Salvador e Bitcoin43 minuti

DISCLAIMER: questo articolo è una sorta di diario di viaggio. Ci sono tanti fatti personali, mescolati a osservazioni sull’ambiente, i paesaggi, la politica, la vita da turista e da imprenditore, eventi che possono interessare a tutti (in particolare i Bitcoiner) e altri che forse interessano solo me. Io in fondo, l’ho sempre detto, scrivo per me stesso. Voi servitevene come vi pare. El Salvador è il primo paese ad adottare Bitcoin a corso legale, affiancando il dollaro. L’11 gennaio 2023, è anche passata la legge sulla Digital Asset Issuance Law, la cui traduzione certificata in inglese pubblica è di Sequentia SA de CV, la mia (e di Andreas) azienda salvadoreña. Nel corso dell’articolo, ne saprete qualcosa di più. Buona lettura.

Dall’alto, El Salvador è già promettente: sole splendente, un cielo azzurrissimo tinteggiato da mille nuvole di tutte le sfumature, vulcani e laghi, una terra nera e fertile, tanta natura selvaggia.

Seguo il primo tassista che mi abborda all’aeroporto, sono conscio che costerà più della media, ma dopo 2 scali ho fretta di arrivare in città. Sono partito da casa, in Italia, quasi 30 ore prima. È notte fonda e c’è abbastanza ressa nella zona taxi. Vado verso il veicolo che è un SUV elegante e splendente di tutto livello. L’autista parla solo spagnolo, io no, ma ci capiamo lo stesso.

Chiedo come è cambiato El Salvador negli ultimi tempi, specie in fatto di sicurezza. Mi dice che ormai le gang sono passate, c’è stato un ricambio generazionale, i banditi ormai sono vecchi e i giovani hanno un’altra testa. Chiedo se il miglioramento è stato per via delle nuove politiche del presidente Bukele. Biascica qualcosa in spagnolo, io non capisco bene e comunque non mi sembra una risposta convinta. Probabilmente non è un fan del presidente.

Mi dice che vuole dollari, non bitcoin. A quanto pare, appena Bitcoin è passato a corso legale nel paese (settembre 2021) c’era più entusiasmo. Da allora, per via di poche o nulle richieste di pagare in BTC da parte delle persone locali, oltre a qualche complicazione di adattamento alla tecnologia e il pesante bear market, in tanti preferiscono i dollari.

Nei giorni seguenti scoprirò che se vuoi proprio pagare in BTC è molto più efficace approcciare i locali chiedendo di pagare tramite Chivo, il wallet governativo che processa sia Bitcoin che Dollari e che praticamente tutti hanno in San Salvador. Quando aprono Chivo, devi guidarli un po’ tu nei settaggi: amount in dollari → inserisci amount → seleziona Lightning Network → scan con QR code → fatto! Certe volte si stupiscono anche che sia così veloce, in tanti avevano sperimentato solo on-chain. Ci credo che poi si scoraggiano!

Comunque, è notte e non insisto. Mi fermo a un ATM e prelevo dollari, ho la sensazione che mi serviranno. Poi raggiungo l’appartamento e pago 40 dollari per i circa 50 minuti di viaggio. Molto più costoso rispetto ai tipici taxi locali, ma pare sia una tariffa standard per il servizio da e verso l’aeroporto di notte. Per il volo di ritorno, l’autista privato che verrà a prendermi alle 4:00AM, mi chiederà la stessa somma.

Scendendo dall’auto faccio caso alle temperature. È quasi mattina, l’ora più fredda della giornata, ma in maglietta sto bene. In realtà, non c’è troppa differenza dall’ora più calda. L’escursione termica è minima, si sta sempre da dio. Mi dice Andreas che è così tutto l’anno, con la differenza che in estate piove a dirotto.

La casa ha 7 piani con roof-top, standard antisismico che da quel che capisco è un po’ una novità a San Salvador, visto che in passato, ogni 20 anni circa, un terremoto ha buttato giù mezza città. Nel 2001, nel 1986 e nel 1951 dei terremoti hanno mietuto circa 1000 vittime ciascuno e fatto parecchi danni. Anche io ho sentito qualche vibrazione una delle notti che ero lì, non sono rare le scosse nella zona.

I materiali di costruzione non sono proprio ai nostri livelli, l’appartamento non è affatto coibentato. Ma a parte questo niente da ridire. C’è anche una palestra disponibile per tutti i condomini in cui vado tutte le mattine presto. La zona non è la più costosa della città ma comunque siamo nel tier più alto. L’appartamento costa 400 dollari al mese da dividere per i 3 inquilini delle 3 camere, ma io sono ospite a scrocco per due settimane e non pago.

Dalla grande vetrata della camera (e dal grande balcone) è bella la vista. Vedo il Crown Plaza, sede della conferenza Adopting Bitcoin.

Le case nelle immediate vicinanze sembrano piuttosto povere, diciamo nella media di San Salvador:

Scendendo giù vedo che le strade sono sempre abbastanza curate. Sullo sfondo il vulcano che vedo anche dalla terrazza, che poi visiteremo.

Le grandi strade statali, anche fuori San Salvador, sono ancora meglio. Un bitcoiner tedesco mi dice “meglio che in Germania”. Effettivamente sembrano tutte nuove.

Il primo giorno vado con Giacomo Zucco e altri militanti bitcoiner a diffondere il culto ai giovani ragazzi di Apopa. Da San Salvador a lì impiego circa 45 minuti con un po’ di traffico. Apopa è un distaccamento poverissimo a nord della città e dall’elevata densità abitativa. A me piace. Dicono che non fosse affatto sicuro, almeno fino all’anno scorso. Abbiamo un bus di bitcoiner con militari di scorta, che si piazzano di vedetta ai due estremi della via quando raggiungiamo la scuola. Con noi c’è anche un parlamentare che sembra poco più che maggiorenne e veste in maglietta e colori accessi da pugno nell’occhio.


Nella pausa pranzo io e Andreas non seguiamo il gruppo scortato, andiamo in esplorazione nei dintorni. È molto ridente e colorato, e mi piace il gusto tropicale misto giungla/Far Cry 3.

I prezzi sono stracciati nonostante dicano che l’inflazione del dollaro è stato un duro colpo all’economia. Io lì con meno di 5 dollari mi sfamo. E io mangio tanto. Andreas anche con meno, visto che è 2 metri d’uomo e vive d’aria. Notare qui il tronco dell’albero che si infila nell’edificio.

I parchetti vicino alla scuola sono carini:

Questa è la scuola:

Alcuni dei ragazzi, fino ai 20 anni, ci mostrano i loro progetti. Noi dobbiamo fornire una guida e un giudizio. Alcuni hanno buone capacità di programmazione e dei concept carini. Zucco è severo ma giusto nel giudicare i progetti. Io faccio di tutto per indirizzare i ragazzi verso la lingua inglese, dando qualche suggerimento. Poi spiego che da programmatori potrebbero ottenere lavoro in remoto dall’estero e salario occidentale.

Prima di sera siamo di ritorno, io e Andreas abbiamo l’incontro con gli avvocati per aprire la società per azioni, Sequentia SA de CV. Paghiamo in Bitcoin l’apertura della società, ma stranamente non possiamo mantenere il capitale sociale conferito all’apertura in BTC (lo studio di avvocati ha fatto il cambio). Le istituzioni non si sono ancora pienamente adeguate al Bitcoin standard. Insistendo, ci sarebbe stata una possibilità, ma dovevamo passare comunque tramite canale bancario e veniva per le lunghe. Noi abbiamo piuttosto fretta.

L’avvocato è una signora, ancora quasi ragazza, che ti fa sentire a tuo agio. Di quelle persone empatiche, quasi affettuose. Avevo l’impressione che avesse veramente piacere che fossimo lì, al di là dei soldi che portiamo. Il meeting è in spagnolo, ogni tanto chiedo ad Andreas di tradurmi quello che non capisco, con mia sorpresa invece me la cavo benissimo coi documenti scritti, non ho quasi bisogno di supporto.

L’avvocato mi offre il caffé. Io accetto quasi distrattamente. Quando me lo offrono, di solito non accetto. Non mi serve per stare sveglio, sono fra quei tipi eccentrici che, se proprio sta morendo di sonno, anche se è in ufficio fa qualche piegamento a terra per riattivare la circolazione. Meglio così che introdurre bevande di cui il mio corpo non sente il bisogno. E se bevo il caffé per puro piacere, mi deve piacere per davvero. E siccome non è quasi mai buono e io sono picky, preferisco non berlo.

Lì ho accettato, non ricordo nemmeno perché, forse perché preso un po’ in contropiede e le barriere linguistiche non mi hanno dato modo di negarmi nel modo giusto al momento giusto. Ma quando avvicino la tazza al viso, mi arriva il profumo, faccio un sorso e sento la magia.

Mi sento come Neo quando l’Oracolo gli porge i biscotti. Non era un caffé, c’era il latte. Un cappuccino forse? Ad ogni modo, mai bevuto un cappuccino così: sapore, consistenza, il latte, la schiuma, la temperatura, perfezione. Il “caffé” in El Salvador is something else.

Andiamo via e l’avvocato Oracolo ci tiene a fare una foto insieme. Si è fatto molto tardi e viene a salutarci anche suo marito. Chiedo alla coppia un suggerimento su dove mangiare. Lei mi dice che il marito è espertissimo dei locali, non possiamo sbagliare con lui! Cosa volete mangiare? “Something healthy” le rispondo io. Tipica risposta da palo in culo. Non lo faccio apposta, giuro. Avevo fame e volevo mangiare tanto – come sempre – ma sano, che in giornata mi ero già sparato una tonnellata di Pupusas, quella specie di tigella/gordita che fanno loro e che a onor del vero non ho apprezzato troppo.

“Something healthy?” Lei mi indica suo marito, bel tracagnotto, e ride: “allora non possiamo aiutarti” mi risponde. Finisce che andiamo nel posto più vicino dietro l’angolo, un Messicano non eccezionale. Al tavolino Andreas mi racconta la storia di Ryo, un altro ragazzo che sta in appartamento da noi e che, a dirla tutta, mi dava un po’ l’idea di serial killer.

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Adopting Bitcoin, la conferenza che riunisce bitcoiners da tutto il mondo, va molto bene. In tre giorni io e Andreas riusciamo ad avere un colloquio con più o meno tutte le persone con cui ci eravamo prefissati di parlare. Con qualche gradita sorpresa in più, come un VC Bitcoin-only che mi viene introdotto in maniera del tutto casuale da Rikki di Bitcoin Italia.

Nella pausa pranzo voglio un po’ di silenzio, esco da solo, faccio 500 metri, passo appena oltre la zona più fighetta e occidentale.

E alla prima via che mi sa di local, entro nella prima bettola sgangherata che mi capita a tiro. 

Con meno di 5 dollari mangio e bevo, il succo di melograno (senza aggiunta d’acqua, solo del ghiaccio) è strepitoso. Buono anche tutto il resto. Mi faccio buttare nel piatto un po’ di roba diversa. In El Salvador sanno cucinare. Considerato che era roba già pronta e riscaldata, tanto di cappello. Il sapore è meglio dell’aspetto in foto.

Rientro al Crown Plaza per Adopting Bitcoin. Nella zona degli stand c’è anche Valentina, ma non compro il suo libro. L’avevo già preso a Lugano alla conferenza Plan B. A mio figlio è piaciuto molto. C’è la storia illustrata di Bitcoin dagli Alpaca Socks al Pizza day, con Laszlo Hanyecz in forma di toro e l’alpaca Alfie, di cui ho anche acquistato il peluche. Se non sapete di che sto parlando, non sapete niente di Bitcoin, vi tocca comprare il libro illustrato. Lorenzo ora apprezza ancora di più i bitcoin. Potete comprarlo qui, giuro che non è una marchetta, non mi hanno dato niente! 0: ) https://satoshigallery.com/to-the-moon/

Nello stand a fianco c’è il caffè, un marchio storico, il primo negozio ad accettare BTC alla Bitcoin beach di El Zonte. Ora ha fatto rebranding usando il faccione di Andreas, che è un personaggio pubblico qui. In effetti, Andreas non passa certo inosservato, un po’ per via dei baffi e perché è una montagna d’uomo che non passa dalle porte, ma anche il fatto che parli qualsiasi lingua (è madrelingua anche spagnolo) e il suo stile molto british. Ai meeting siamo io in shorts e lui sempre in giacca e papillon.

Bello il nuovo logo, ma io sono un tirchio di merda e col cazzo che compro il caffé.

Una delle sere vogliamo organizzare un party di Sequentia sul roof top di Torre 91, dove abbiamo l’appartamento. Dobbiamo fare conoscere il progetto. Per l’organizzazione accettiamo donazioni dai partecipanti e se ci rimane qualcosa doniamo per lo sviluppo di Bitcoin, ma non c’è stata eccedenza, anzi ci abbiamo rimesso noi. Il party comunque va benissimo, partecipano tanti big.

Abbiamo fatto la spesa in un supermercato per l’ingrosso, Pricesmart. Abbiamo avuto problemi col pagamento in Bitcoin. Non avevano Chivo ma un POS specifico che montava un altro wallet provider, Athena. Non potevamo usare lightning, solo on-chain. Il problema? Che non ti rilascia scontrino alla cassa finché non arriva la prima conferma. Il che è demenziale: se devi processare transazioni “live”, o accetti solo lightning, o accetti pagamenti a zero conferme! Non si può far aspettare la gente in fila al supermercato per 5 o 10 minuti.

Davanti alla cassa attendiamo, questa conferma non arriva più. Apro il browser da smartphone e vado su coin.dance, noto che nei 10 minuti precedenti c’erano stati eccezionalmente 5 blocchi, che sfiga. Infatti il nostro blocco è arrivato dopo 40 minuti! Ma non è finita, il POS era andato in timeout e anche se io vedevo la transazione, l’operatore in cassa no e non aveva idea di cosa stessi parlando quando ho menzionato “block explorer”. Abbiamo dovuto chiamare il supporto di Athena, che fortunatamente ha risposto alle 20:30 di sera e ha confermato la transazione.

Ma noi non perdiamo tempo, tanto che si aspetta apriamo i pc e lavoriamo, con Lee di BitcoinNews.com e Andreas.

Dei nostri amici erano in fila dietro di noi, mi hanno mandato BTC e ho pagato in dollari per loro. Un’altra transazione on-chain non la volevamo aspettare. Fiat 1, De Luigi 0. Ma non l’avrai vinta tanto facile, maledetto regime fiat! Comunque qui a El Salvador bisognerebbe fare un po’ di cultura e guidelines su come utilizzare Bitcoin e ligthning, altrimenti nessuno lo userà per fare le file in cassa!

Comunque qualcuno del gruppo mi scatta una foto e io allora faccio finta di aver vinto contro la malvagia fiat, l’importante è crederci. Un saluto dal supermercato.

Scoprirò poi che in El Salvador il supermercato è considerato per ricchi. Se devi fare la spesa, vai al mercato. 

La sera prima della festa andiamo ad assaggiare le birre artigianali da Cadejo, per scegliere cosa servire al party. Ci facciamo portare la degustazione di 8 diverse. Veramente buone. Il locale ha look e prezzi più occidentali rispetto alla media, ma comunque molto economico rispetto alle controparti Italiane. Anche lì, troviamo un gruppone di bitcoiners e ci uniamo a loro unendo due tavolate.

Mettiamo in fila tutte le cose da fare appena in tempo: passo a prendere la griglia da un amico di un amico. Anche i roll-up di Sequentia e BitcoinNews che abbiamo fatto stampare arrivano appena in tempo. Troviamo all’ultimo istante il cuoco che si occupi del grill, che è il contatto di un contatto di un contatto. È bravissimo. Prende 40 dollari per la serata e cucina divinamente quei Tomahawk pazzeschi che avevamo comprato. Delle costate enormi, dinosaur size!.. Dirò poi al ragazzo di tenerne una da parte e portarsela a casa, se l’è meritata. Purtroppo io, preso fra una cosa e l’altra e a spiegare cos’è Sequentia in giro, riesco ad assaggiarne solo una forchettata. 

Tutti i grossi condomini “da ricchi” (per la media del posto) hanno una guardia all’ingresso che fa anche da portinaio 24 ore su 24. Alla reception chiudono un occhio e fanno passare molte più persone di quanto disposto da regolamento condominiale. Ma a un certo punto ci tocca lasciare qualcuno giù, o rischiamo di vederli volare dal rooftop. Quando l’orario del rooftop è over, una ventina di persone rimane, scendono tutti nel nostro appartamento tirando fino a notte fonda.

Peter Todd, il Bitcoin Core dev, è rimasto nel nostro salotto a parlare del più e del meno. Sempre conversazioni di alto livello. Quasi sempre. Sul tardi si è accesa questa stramba conversazione a 2 fra lui e il tizio di fronte. Per un’ora filata hanno ribadito alla nausea le rispettive posizioni: “no, l’attività fisica è più importante”, “no, il cibo è più importante”. Non so quanto l’alcool incidesse in questo dotto scambio di pareri. Nel mentre, solitario sull’altro divano stava Ryo.

Ryo talvolta pare avere lo sguardo e il pensiero distante, in un buco nero delle sue memorie. È londinese d’aspetto e d’accento e pure di nascita, ma con il telefono settato tutto in giapponese proprio come il suo unico passaporto. Quando Andreas mi ha raccontato la storia di Ryo mi è venuto da piangere. E non che io pianga tanto spesso. Se mi chiedete di ricordarmi quand’era l’ultima volta di cui ho distintamente memoria, vi direi quella sera del 1994, quando vedevo in tv il tragico finale di King Kong, nel film del 1976. Lacrime meritate, povero bestione buono.

L’esistenza di Ryo ti fa realizzare come la maggior parte di noi sia fortunato e non abbia mai sofferto veramente. E non parlo dei devastanti 50 o 60 giorni di torture che ha subito, chiuso in una scatola buia, senza la possibilità di allargare braccia e gambe per tutta la loro ampiezza. Piuttosto, la tortura psicologica di farsi portare via un figlio, “kidnapped by the State” come dice lui. E come ha provato a combattere per riaverlo indietro è una vera e propria storia tragica e avventurosa che fra armi e bitcoin fa veramente impallidire la mia avventura contro il cattivissimo Rubboli e i milioni rubati di Mintlayer. A confronto, non posso dire di aver mai combattuto contro il vero Male. Purtroppo la storia di Ryo non ve la posso raccontare, accontentatevi di queste righe. Non è ambientata in El Salvador, ma in tutt’altra parte del mondo, considerato molto più “civilizzato”.

Non vi sto parlando di Ryo del tutto a caso, la sua storia mi ha fatto pensare che c’è un motivo per cui ci troviamo tutti lì, in quello stesso appartamento. Ryo, Andreas, io e Corbin. Dei pazzi con le vite sottosopra. Douglas non era nell’appartamento, mi aveva prestato la sua stanza per quei giorni e lui alloggiava altrove. Gli altri invece erano nelle camere adiacenti, ciascuno col suo letto matrimoniale. Tranne Corbin, lui dormiva in terra, nella zona di servizio dietro la cucina che sembra una specie di sgabuzzino. Quella parte della casa dove la middle-high class di San Salvador relega i domestici, che escono giusto a cucinare e pulire. C’è anche un piccolo bagnetto lì.

Corbin è sempre stato nello “sgabuzzino” da quando sono arrivato fino al giorno in cui lui è sparito. Per dove poi? Forse nella terra della futura Bitcoin free city, si mormora. Ma nessuno ha saputo dirmelo di preciso. Non sono sicuro di aver mai visto Corbin con una borsa o zaino, io me lo immagino in giro per il mondo con un marsupio, sandali e venti dollari. È un bitcoiner e visionario, un mezzo vagabondo che non so come sopravviva. Qualche volta fa piccole commissioni per altri bitcoiner che sono di passaggio. Ho notato che qualche giornalista proveniente da chissà quale parte del nord europa lo intervista come se fosse un luminare. Sento dire che lui sia il primo cittadino della nuova Terra Promessa, o qualcosa del genere. Mi divertono queste cose da setta religiosa.

Poi c’è Ryo, che ha perso una fortuna immensa, ma apparentemente per i giusti motivi. È un altro Bitcoiner anarco-libertario doc che odia qualsiasi forma di coercizione, specie se imposta da una collettività.

Infine io e Andreas. Lui vive lì da quando Bitcoin è a corso legale, ha insistito perché lo raggiungessi spendendo gli ultimi dollari che avevamo nel nostro wallet condiviso, al fine di aprire la società e fare networking durante la conferenza, per presentare il progetto ai più importanti bitcoiner del mondo. Dopo quel che abbiamo passato nel corso del 2022 e che probabilmente sapete già, ci sentiamo reduci di una battaglia, e ancora portiamo avanti a tutti i costi un’idea – Sequentia – che per i profani di Bitcoin tutto sommato si può riassumere così: la totale liberalizzazione del sistema finanziario.

In quell’appartamento siamo veramente tutti senza una lira, in quella parte remota del mondo, e non sappiamo di cosa sopravviveremo nei prossimi mesi. Eppure sento dell’energia, una forza che ci spinge. E non dico altro, altrimenti questo articolo diventa un trattato New Age sulla Forza spirituale dei guerrieri Jedi-Bitcoin.

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Incrociato per strada quando eravamo tutti insieme, un anziano curioso e che stranamente parlava inglese chiede cosa facesse quell’allegro ed eterogeneo gruppo in un posto dimenticato da dio. Alle nostre risposte pensava lo prendessimo per il sedere: “lui è giapponese” (Ryo, biondo e occhi azzurri), “lui è italiano”, “lui non sono in grado di dirti di dove sia perché ha vari passaporti ed è madrelingua in tre lingue”. Come ci conosciamo e perché siamo qui? Bitcoin. Almeno la risposta a questa domanda è sempre facile.

In El Salvador ti alzi la mattina, esci di casa e hai una conversazione interessante con un bitcoiner. È la norma. È la terra che ci ha attratto lì per una ragione o per l’altra. Avete letto Free Private Cities di Titus Gebel? Ecco, quello è un po’ il modello ideologico. Se siete a digiuno di libertarismo, è un must read, semplice ed efficace. Altrimenti c’è il whitepaper, bello compatto in 10 paginette.

Città gestite da privati, come se fossero aziende. Non ti piace o non stai alle pochissime regole? Prendi e cammini, via alla prossima città. “Votare coi piedi” come diceva Tiebout, padre del federalismo, spostandosi nella giurisdizione migliore. Ognuno può scegliere la propria utopia e ciò che rispecchia al meglio i propri ideali e stile di vita. E se ti stufi o cambi idee, magari in momenti diversi della tua vità, altra età o maturità, ti sposti.

Vuoi la comunità catto-comunista solidale? Ecco là, in fondo a destra, fra 30km la trovi. Vuoi il circo dei vaccinati coi lockdown? Il recinto è in fondo a sinistra. La comunità dell’amore libero? Dritto davanti a te. Il far west armato dove sei lo sceriffo di te stesso? Free tax zone senza sistema pensionistico e burocrazia, ma imposta obbligatoria per la pattuglia che tiene fuori i barboni? Ci siamo quasi, svolta poco più avanti.

Un’evoluzione delle free zone all’interno degli Stati, ma più radicale, dove un po’ tutta la giurisprudenza è speciale, non solo la fiscalità. Tutto si basa su volontarismo e concorrenza fra giurisdizioni. I cittadini firmano volontariamente il “contratto sociale” con la città, niente è quindi imposto. E questa “città privata” o il proprio operatore ha un contratto con lo Stato in cui è ospitata. Questa seconda parte (il benestare dello Stato ospitante a tale esperimento) è quella più difficile da trovare nel mondo, motivo per cui con l’apertura di El Salvador a queste idee, ora in molti guardano ad una possibile futura utopia. Proprio mentre scrivo queste righe, ormai rientrato in Europa, Titus Gebel sta per arrivare in El Salvador. Il suo gruppo ci ha chiesto una mano per fare networking là.

Dubai e Singapore sono esempi di modelli di libertà economica, ma in paesi autoritari. La Bitcoin free city rispetto a Dubai ha vari vantaggi: 1) Bitcoin 2) clima e paesaggi 3) la cultura, senza islam di mezzo, ma ideali libertari. E poi diciamocelo, non dà affatto l’idea di sboronata tutta speculativa. Chi va in El Salvador ha un’anima e un cuore, lo percepisci subito.

Con Sequentia abbiamo appena fatto tradurre la Digital Asset Issuance Law dallo spagnolo all’inglese. Questa legge era l’ultimo tassello mancante per l’emissione dei così detti “volcano bonds”, obbligazioni statali che finanziano le infrastrutture della nuova Bitcoin city. Il nome evocativo richiama l’idea di mining di Bitcoin sfruttando l’energia dei vulcani vicini alla futura Bitcoin city. L’obiettivo è la raccolta di 1 miliardo di dollari. Da indiscrezioni, pare che il broker dedicato abbia già commitments sufficienti a raccogliere l’intera cifra, di cui 500 milioni saranno destinati al finanziamento delle infrastrutture della nuova città.

La legge Digital Asset Issuance è passata l’11 gennaio 2023. Da questo momento, l’emissione di token su blockchain (pensiamo al mondo finanziario come bonds, shares, stocks, vari strumenti finanziari) a El Salvador può funzionare su blockchain, con token che rappresentano titoli al portatore, decentralizzando quindi la fase di custodia e trasferimento degli asset finanziari, mentre rimane centralizzata (inevitabilmente) l’emissione. Ovviamente, è istituito anche un’agenzia che svolge da regolatore del nuovo quadro legislativo, chiamata “Bitcoin Fund Management Agency”. La traduzione inglese della legge, curata e pubblicata da Sequentia la trovate qui: https://sequentia.io/el-salvador-digital-asset-issuance-law/

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L’ultimo giorno di conferenza si va tutti al mare a visitare la Bitcoin beach. Che spettacolo. Vi faccio vedere qualche foto. Qui appena raggiungo la spiaggia, il rigagnolo d’acqua dolce si unisce al mare. Poco più su, formava un bacino d’acqua dolce, dove alcuni locali stavano in ammollo e i bambini giocavano.

Dietro quelle capanne c’è una specie di villaggetto di negozietti trasandati. Questo cagnolino è grosso poco più della mia mano. Gli ho fatto novecento foto.

A tratti la spiaggia è nerissima. Anche quelle rocce sembrano lanciate qui da un’eruzione. Qualcuno sta squamando lì il suo pesce.

Ci sono tanti locali, anche belli. È la Bitcoin beach e i bitcoiner si fermano lì. Io non sono venuto in vacanza, ma a lavorare, dovrei fare networking, convincere la gente. Ma amo troppo il mare e la natura. Sento il richiamo atavico. Mi butto in acqua. Poi prendo e parto in esplorazione.

La spiaggia all’inizio è molto ampia e sabbiosa. Ma mano a mano che mi sposto verso ovest ci sono più scogli e scogliere. Più avanti c’è un passaggio che non sono riuscito a fotografare, nonostante le mie doti da granchio e il paguro come mio nuovo spirito guida del giorno. O rischiavo di tagliarmi o perdere il telefono. Quindi seguitemi solo con l’immaginazione. C’è un punto in cui si sprofonda fra gli scogli, in modo del tutto imprevisto, l’acqua mi arriva al collo, ma me la cavo e arrivo oltre.

Arrivo qui e passo sotto un arco naturale di rocce.

Dai Frodo, ce l’hai quasi fatta. Chissà ora cosa trovi, monte Fato?

Di vulcani ce n’è in abbondanza, ma non dietro l’angolo. E comunque non in eruzione. Raggiungo una bella baia isolata con mega-ville private che danno sul mare.

A passeggio sulla spiaggia c’è solo una coppia, madre e figlia, quest’ultima all’incirca della mia età o qualcosa meno. Due americane ricche. C’è anche l’altra figlia su in villa, proprio sopra la scogliera sotto cui ero passato. Giuro che non me le vado a cercare, sono loro ad attaccare bottone! Finisce che parliamo per almeno venti minuti, le accompagno avanti e indietro per due volte lungo tutta la baia. In fondo, la ragazza è carina e la madre è simpatica e chiacchierona.

Conoscono bene anche l’Italia. Spiego che i pomodori al nord italia fanno veramente cagare, che se non sai trovare la roba giusta non sai neanche che sapore ha un pomodoro. Vengono da Washington, probabilmente la famiglia di un qualche politicone. Hanno quella casa da tanti anni e vengono sempre lì in quel periodo. Visto il clima le capisco. La loro villa là sulla rupe è pazzesca, almeno per quel che riesco a vedere da giù. Chiedo se hanno percepito un cambiamento nella sicurezza del paese di recente, se è cambiato qualcosa. Rispondono che non hanno tolto o diminuito la security, hanno sempre avuto le guardie e la scorta, non hanno cambiato protocolli per ora, ma non sono veramente certe che sia ancora necessaria ad oggi. Ad ogni modo, finché paga papi…

Esco dal mondo dei ricchi americani e ritorno di corsa al mondo dei bitcoiner. Letteralmente di corsa, passati gli scogli. Adoro correre sulla spiaggia sabbiosa. E poi a correre si fa prima, così finalmente posso tornare “al lavoro”. Ma un cagnone, che stava rincorrendo la palla, mi vede e corre dietro a me. Ora mi sento in dovere di giocare col cane. Finisce in un torello due contro due, io e un tizio occidentale che mi passa la palla e che non so chi sia, né che lingua parli (e non mi dava l’aria di essere il padrone del cane), contro il cane e un altro cane spuntato da non so dove, che arriva in soccorso dell’amico. Non so neanche se avessero padroni, ce ne sono tantissimi randagi, ma socievoli, qui in El Salvador.

La palla, le americane, il cane, la spiaggia e il mare. Tutte le cose più belle al mondo, altro che lavorare. Sembra un romanzo.

Tornato alla bitcoin beach ormai è ora di pranzo. Mi siedo a un tavolo di bitcoiner. Non so come, ma mangio gratis, vado in cassa col mio wallet lightning, ma mi dicono che non devo niente. Che uomo fortunato. Chevice e succo di cocco. Non è il miglior posto in cui ho mangiato per il cibo, ma okay.

La cameriera è Luana. Al di là delle americane o altri turisti, non avevo ancora visto una bella ragazza in tutta El Salvador. Eh già, un difetto questo paese lo doveva pur avere. Per carità, a me piacciono molto le ragazze bassine, ma qui va molto di moda il curvy, ma un po’ troppo, troppo, troppo, curvy. Praticamente sono quasi tutte delle palline cicciottelle e – talvolta – pure pelosette. Gli ewoks di Star Wars, per capirci. Per questo mi sorprendo di vedere la cameriera così “in salute”. “Di dove sei?” chiedo a Luana. “Uruguay”. Ah, ecco spiegato l’arcano.

No racism eh, sono solo obiettivo. E un po’ di politicamente scorretto è licenza del poeta. E poi amo gli ewoks, sono cucciolosi e carini. Comunque, per spezzare una lancia, devo dire che hanno tanti pro: lanciano spesso e volentieri occhiate seducenti, anche per strada, e sono belle disinibite. Io che so interpretare, vi posso dire che le occhiate non sono per adescarti in qualità di turista dal bel portafoglio. Qui non è Dubai. Sono occhiate sincere, con carica ormonale.

E Voi donne lettrici. Si, lo so cosa mi volete chiedere. Penso che la cosa degli ewoks valga un po’ per ambo i sessi fra i discendenti dei Maya. E gli ometti qui mi sembrano tutti un po’ introversi. Deluse? Suvvia, il Brasile non è così distante comunque. Non ci sono buone scuse per non farvi il pellegrinaggio Bitcoin.

Finito di mangiare voglio connettermi un attimo e portarmi in pari con le chat e colleghi. Dove mi siedo? E così scopro che c’è la stanza delle amache, silenziosa, una sorta di enorme bungalow al secondo piano, aperto sul lato lungo e circondato dagli alberi tropicali. Si sente solo il ruscello a fianco che entra nel mare poco più avanti, suoni e fragranze bucoliche. Mi stendo lì. Ho fatto un selfie, ma sono sicuro che preferite vedere la stanza delle amache con Luana piuttosto che me, quindi eccola lì appesa che fa le sue evoluzioni a questo LINK instagram.

Questo locale nei pressi della Bitcoin beach ha prezzi più o meno in linea con una bettola nel nord italia, ma è meraviglioso, piscina inclusa. Che paradiso. Ci torno anche per cena. Come vedete, si cena a petto nudo, il clima lo consente, mentre la città di San Salvador tende a essere leggermente più fresca la sera, per l’altitudine.

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Non ho ancora visto il centro città di San Salvador, quindi nei giorni seguenti decido che anziché i mini-market nella mia zona semi-occidentalizzata, farò la spesa al mercato centrale, nel cuore della città.

Mi colpisce subito che tutto ciò che è non confezionato va via a prezzi stracciati. Niente etichette, solo sacchetti di plastica. Persino le bevande (frutta fresca, buona), le danno in delle specie di piccole sacche di plastica con la cannuccina dentro. Con 1 dollaro esatto prendo un sacchetto da 30 litchi. Tiepidi, perché il sole ci batte sopra tutto il giorno. Buoni da morire. Per un dollaro! Follia. Ho riempito la valigia al ritorno.

Il mercato è a cielo aperto, ma labirintico. A un certo punto del labirinto, ti trovi all’oscurità. Passaggi e passaggini che sembra un dungeon lunghissimo, non sai come si esce. Illuminato artificialmente perché nei cunicoli non arriva nemmeno un raggio di sole.

Ogni cosa è ammassata sull’altra, senza regole. Un negozio in ogni angolo. Sposti quella gonna e ti trovi faccia a faccia col parrucchiere. Ti siedi a tagliare i capelli e un cagnone reclama le carezze dal tuo piede, ma se allunghi la mano entra a portata il pan di zenzero e pure una sim telefonica, perché il locale a fianco ti vende anche quella insieme al dolce. Che c’è? Free market baby. Qui e là sparsi un po’ ovunque, cartelli “accepting Bitcoin”.

Ryo ha rotto lo schermo del Samsung. Cerchiamo chi glielo possa rimpiazzare. Chiediamo un po’ in giro. Arriviamo a uno che sembra avere la faccia che ne sa a palate: “dovete andare da Gozo, lui è esperto”, ci dice.

DEVI – TROVARE – GOZO. Ma è una quest! Le indicazioni sono fuori di testa: “destra, dritto, sinistra, cunicolo 1, cunicolo 2, poi quando sei là chiedi”. Ma porco cazzo è una vera verissima quest! Sono gasatissimo.

  • Ryo – forza 6, destrezza 6, carisma 7, abilità scorza dura: resistenza ai veleni, ferite, torture
  • Andreas – forza 8, destrezza 4, carisma 9, abilità comunicatore: multilingua e persuasione
  • Alberto – forza 8, destrezza 8, carisma 6, potere pokemon: felicità.

Gozo, ti troveremo!

E via dentro al cunicolo buio. Chiedi di qui. Chiedi di là. Altro cunicolo buio. Ryo comanda il gruppo, deciso a sostituire a ogni costo il suo schermo rotto.

Arriviamo finalmente in una zona più aperta che ci sembra quella giusta. Dico più aperta perché ci si passa anche non in fila indiana. Anche se è sempre al coperto o semi-coperto. Non so però dirvi ora cosa ci dividesse dal cielo, se delle tende, bungalow, lamiere di amianto a caso, o un edificio o una pianta, o pianta nell’edificio. Qualunque cosa fosse, era sicuramente un bellissimo concentrato di anarchia economica e fiscale.

Ci sono delle moto nuove fiammanti in vendita, parcheggiate lì in mezzo. Dei bolidi costosi che fa specie vedere così, svoltato l’angolo, alla mercé di tutti i passanti e a fianco del tizio che frigge le pupusa. Non so se le moto sono di Gozo, io lo davo per scontato perché ero finalmente arrivato al boss di fine livello, quindi doveva essere ricco e potente per forza. Comunque, lui armeggia tutto concentrato con qualcosa in mano, dietro a un bancone, neanche ci guarda. Sento già epicità nell’aria. “Gozo?”, esclama uno di noi, non ricordo chi. Un suo assistente lo indica. Allora è lui. Si rivolge a noi, dà un occhio al telefono. Ci dice di andare da Samsung. COME? Gozo di merda. Vabé, nella vita quel che conta è il viaggio, non la destinazione.

Andiamo a pranzare lì vicino, sempre nel pieno centro del mercato. 11 dollari in 2, con tanto di birrozze Pilsner da 66cl e 3 piatti, 2 io e 1 Andreas. Ryo assaggia solo i litchi, che apprezza. Lui mangia solo carne una volta al giorno, tutti i giorni. Due bistecche o hamburger enormi alle 8 di mattina precise, basta. Il frigo nell’appartamento è pieno di carne, non c’è altro. Se non lo vedessi fare la spesa di persona, penserei che in realtà il suo nome è Jeff Damer e in camera c’è un bidone di acido. Comunque, io e Andreas godiamo il pranzo, è tutto buonissimo. Vediamo cucinare la signora all’aperto sotto il tendone, a due metri dal nostro tavolino. L’ossobuco tenerissimo.

E santo cielo quel brodo caldo. Io amo il brodo. Quando è fatto così. Neanche una mini-traccia di glutammato. Quel brodo è il frutto di almeno mille polli ruspanti che si sono sacrificati per il mio attuale godimento. Grazie polli.

Il libero mercato di San Salvador è stato di ispirazione. In fondo, noi siamo lì per lo stesso motivo: libero mercato. Andreas ha anche parlato con la stock market authority riguardo alla nuova digital law in El Salvador e alla tokenizzazione di assets. La nostra speranza è che in futuro gli assets finanziari del paese, privati ma anche bonds statali, vengano emessi su Sequentia, così da essere scambiabili direttamente con Bitcoin senza dover creare dei derivati (peg di BTC).

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Attraversando una delle piazze centrali noto un enorme edificio in costruzione e scritte cinesi ovunque. L’edificio sarà una grande biblioteca nazionale, più anfiteatro e molte sale. È un dono dalla Cina che ha investito oltre 50 milioni di dollari nel progetto.

Questa cosa dell’edificio mi serve sul piatto un discorso relativo a qualcosa di molto strano che avevo già notato: sul mercato sono in vendita a costi esorbitanti (tipo 70 dollari) televisori usati che qui noi letteralmente buttiamo via. Ne vedo pure di quelli vecchi col tubo catodico. Roba che quando sbaracchi la cucina della nonna morta nemmeno la vedi, finisce diretta nel rudo. Che diavoleria è mai questa? Chiedo ad Andreas.

Pare che l’elettronica importata dall’estero costi tantissimo. Dazi doganali? Non so fino a che punto ci sia una relazione col costo dell’elettronica, ma non corre affatto buon sangue fra El Salvador e il sistema finanziario sotto l’egida degli US, specialmente dopo l’ardita mossa di Bukele di adottare Bitcoin come standard. El Salvador è anche escluso dal sistema SWIFT. Affrancarsi dal dollaro e dagli USA, che esportano inflazione in tanti stati dell’America latina, è un bell’affronto al tesoro Americano e, sul lungo periodo, molto “pericoloso” per il sistema US, specie se altri Stati seguono l’esempio.

E qui entra in gioco la Cina. Bukele ha appena stretto un nuovo accordo di libero scambio. Da qui, il nuovo “dono” cinese in pieno centro. Con Bukele, El Salvador è cambiato radicalmente in un anno e mezzo, prima ti sparavano per strada. Sono curioso di vedere se alla mia prossima visita ci saranno ancora quei televisori anni Ottanta o se saranno stati rimpiazzati dai moderni schermi piatti made in China.

Questa è l’idea, ma io per ora ho visto poco più che delle gru:

Il fatto che le politiche di El Salvador non piacciano agli spin doctor di Washington è del tutto evidente, motivo in più per cui sappiamo già che quanto propinato dalla stampa internazionale – e a ruota tutti i nostri giornali puttanelle – va preso con le pinze. Don’t trust, verify. Specie dopo che tanti “complottismi” si sono rivelati persino più veri di quanto concedessero i possibilisti più open-minded come il sottoscritto. Ci sono fin troppi esempi più o meno recenti, dal climate-gate (ne scrivevo qui), al twitter-gate e – presto o tardi, mentre pian piano calano le maschere (in tutti i sensi) – ne vedremo di belle anche nell’ambito covid. 

Però i soliti farfalloni italiani abboccano in pieno e danno dentro contro El Salvador ammassando tutte le informazioni negative che assorbono da papà fiat. Ho visto su youtube un video di Eugenio Benettazzo fare la lista dei difetti del kattivissimo Bukele:

  • È figlio di mussulmani, orrore!
  • Il papà è ricco, orrore!
  • Ha fatto per anni il politico con salto della quaglia, destra sinistra destra sinistra. Orrore!
  • Aveva una società di marketing! Orrorissimo!
  • C’è qualche caratteristica di stile che mi ricorda lo stile Chavez! Mega orrore!
  • Ha militarizzato il parlamento coi soldati per fare approvare la legge contro le gang! Eh che cazzo Benetazzo, almeno una cosa sensata su cui discutere l’hai detta, a fine video.

Qui vi devo spiegare un po’ quel che non ho ancora esplicitato, ma tra le righe accennato, lungo tutto questo mio atipico excursus da travel-blogger. Prima di Bukele, El Salvador era un inferno, le gang controllavano il territorio. A Soyapango addirittura non potevi nemmeno entrare, c’era il “triangolo” di tre strade che delimitava tutto il quartiere, con uomini armati che ti puntavano i fucili addosso.

La nuova legge sulla criminalità ha portato all’arresto di 80 mila persone in un anno. Che su una popolazione totale di 6 milioni e mezzo è veramente tantissimo. Efficace, e brutale. La probabilità che qualcuno di troppo sia stato messo dentro ingiustamente è quasi certezza. Povero l’amico del cugino del malavitoso. Basta il tatuaggio e rischi di non uscire più. Una sorta di piccola guerra civile.

Bukele ha fatto la scalata in politica, una volta che si è assicurato una posizione dominante ha messo al rogo tanti compagni di partito denunciando le connessioni con le gang. È stato un momento molto pericoloso, ancora oggi Bukele vive in una sorta di quartiere per ricchissimi protetto da mura e dai carri armati. L’acquisto di una casa lì è aperto al mercato, qualora vi interessasse. Per sua fortuna, nel momento della svolta, Bukele ha trovato qualcuno nel principale partito dell’opposizione che ha seguito il suo esempio, denunciando a sua volta i malavitosi.

Cambiata qualche testa ai vertici di esercito e polizia, ha poi sistemato la situazione nelle strade. Prima c’era da guardarsi dai poliziotti o militari stessi. Non era raro essere rapinato da un poliziotto. A partire dalla promulgazione della nuova legge, militari e polizia pattugliano sempre insieme, 2 soldati, 1 poliziotto. Due corpi diversi che si controllano l’un l’altro, furbo. Inoltre, ha aumentato gli stipendi, per diminuire gli incentivi ad arrotondare con illeciti e corruzione.

Ma veniamo all’episodio del parlamento militarizzato. Molto semplicemente, Bukele aveva la scorta di militari quando si è recato in parlamento a votare la nuova legge sulla sicurezza e contro le gang. Prima, mi dicono che non fosse raro avere membri stessi delle gang passeggiare per il parlamento. Ovunque vada, Bukele ha bisogno della scorta. I giornali però mostrano i soldati nell’aula come se Bukele avesse fatto pressioni per ottenere quel voto. E Benetazzo ripete.

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Tra una cosa e l’altra, arriva il weekend. Sabato mattina abbiamo un meeting importante in un hotel. È nella zona più fighetta di El Salvador, in cui facciamo una passeggiata. Ero già stato una sera in quella zona, ci sono disco e locali frequentati da ragazzi, per lo più del posto, ma che lavorano per aziende estere e parlano tutti inglese.

A pranzo io e Andreas abbiamo un altro meeting di lavoro. Finalmente liberi, nel secondo pomeriggio andiamo in gruppo in escursione. Un Uber ci porta al vulcano più vicino. 30 minuti d’auto e poi a piedi su fino al cratere.

Nel viaggio ovviamente vediamo modernissime Tesla a emissioni zero, come questo simpatico autobus 

Quando arrivi in cima la reward è la torre radio, ve l’ho detto che è Far Cry 3.

Ecco finalmente il vulcano:

Il cratere laggiù sembra un ceppo di legno di tipo 20 metri. Qui in alto, volendo si può fare tutto il circuito intorno, se ho capito bene. A guardar giù non mi sono emozionato particolarmente, ma bella la camminata. Mi sono piaciuti anche i due simpatici cani che ci hanno accompagnato, sempre scondinzolanti, per tutta la salita sul sentiero. Interessante anche vedere la gente che vive sulla montagna, con case di rami e lamiere, e donne che fanno il bucato tra gli alberi. Una nota: lo smartphone prende in qualsiasi posto qui.

Ormai è il tramonto e scendiamo. Mentre camminiamo, dei membri di una chiesa, o qualcosa che ci assomiglia, ci fanno cenno di entrare nel loro “tempio” (una specie di grosso capannone) e cenare con loro (penso gratis). Qui sono generosi anche se hanno poco, non ti invitano perché sperano nella mancia. Non sono nemmeno tanto abituati ai turisti. Alla fine optiamo per tirare dritto e scendere ancora a piedi. Fa presto buio e siamo ancora sulla via. Poi un acquazzone. Fortissimo. Fortunatamente eravamo già sulla strada asfaltata. È la prima volta che vedo piovere da quando sono lì. Viene a secchiate.

Per preservare la maglietta asciutta, appena inizia a piovere la infilo nello zaino bella compatta e continuo a camminare a petto nudo. Il vulcano è a una certa altitudine, quindi avrei avuto freddo da fermo e bagnato, ma camminando stavo benissimo. Ci ripariamo nel primo locale, con una vista spettacolare sulla città. Fermi a cenare metto anche il golfino, io sono freddoloso da fermo, ma Ryo è bello sciallo in camicetta. La pioggia dura si e no un paio d’ore. Ripartiamo per scendere.

Uber non viene a prenderci qui in montagna. Cerchiamo dei taxi. Qui funziona che se chiedi alla gente in strada, sull’uscio delle porte, ti portano dove vuoi. Ti fanno loro il prezzo. Due ragazzi ci chiedono 20 dollari. Significa 5 dollari a testa per tornare in città. Per arrivare con Uber ne avevamo spesi 8 in tutto. La tariffa notturna costa. Ma noi siamo quattro poveracci senza una lira. Ci pensiamo bene. Io controllo ancora sullo smartphone Uber e l’altra app, quella che costa meno, inDrive, dove contratti il prezzo coi tassisti. Carina. Ma da app non troviamo nessuno che venga sul monte, nonostante ormai siamo abbastanza in basso, una zona che vede già un po’ di traffico. C’è anche un presidio con almeno 7 persone fra militari e polizia. Evidentemente era una zona pericolosa, almeno un tempo.

Siamo lì per lì per sborsare questi 20 dollari agli improvvisati tassisti, ma Ryo vede una camionetta aperta che fa una specie di “fermata”. “E se saliamo su quello?”. Ci invitano su volentieri con gran sorrisi. Gratis. Bam, è la svolta. Mi diverto un mondo.

Chissà da dove arriva tutta sta gente che a quest’ora del sabato deve tornare dalla montagna alla città. Forse erano quelli su nella chiesa? Non ne ho idea, ma sono contento.

Bisogna tenersi belli saldi per non volare giù. Si sta anche belli stretti e i piccoli rischiano di beccarsi dei pestoni. Per la ressa, a un certo punto il camion si ferma e fanno scendere i bambini, che salgono con alcune mamme su una camionetta più piccola. Non so perché questi preghino a squarciagola durante il viaggio, come se fossero dei canti apotropaici. Forse perché autobus e camionette così, in passato, venivano prese d’assalto dalle gang e le persone derubate e/o uccise? Così forse mi spiego i 7 militari poco più su. O forse pregano solo perché gli va di pregare.

Il mio camion, ormai scesi in città:

Il camioncino dei piccoli e delle mamme:

Scendiamo in un punto un po’ a caso, ispirati da google maps e cercando di indovinare quale sarebbe stato il tragitto successivo del camion. Mentre scendiamo, do tutte le monete che ho in tasca a gente a caso sopra il camion. Non capisco bene chi è al comando lì, ma cerco di fare il gesto plateale così che vedano tutti, cercando di dire che è per la corsa.

Il resto ce lo facciamo a piedi fino a Torre 91, attraversando tutta la città. Non ho mai avuto l’impressione di poca sicurezza, camminando a piedi a notte fonda. Non si vede molta gente del posto fuori la sera, pare siano ancora abituati al precario stato di sicurezza pre-bukeliano. Anche l’avvocato Oracolo, le volte che io e Andreas andiamo via dall’ufficio a piedi, ci dice sempre “sicuri a piedi? State attenti!”. Ma in quei giorni ho incrociato spesso vari bitcoiner girare la sera o notte fonda, come Rikki, pure un po’ storto. Far serata coi bitcoiner vien naturale. Ma c’è Laura che lo accompagna, arriverà a casa al sicuro, il ragazzo.

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Domenica è il mio ultimo giorno e decido che farò after. Ho l’aereo intorno alle 7:00 del lunedì mattina, quindi voglio farmi 24 ore filate e godermi il paese, vedere tutto quello che non ho ancora visto. I locali in città sono molto carini.

Trovo finalmente lo strappo in auto per il mare, per andata e ritorno.

Vedo persino le tartarughe marine appena nate che raggiungono l’oceano. Non capisco com’è che io possa imbattermi del tutto casualmente in una serie di cose così belle. Ho io un culo pazzesco? Fatemi sapere, cari lettori, se andando in El Salvador domani fate esperienze analoghe.

Non sto mai fermo, vado in esplorazione. Prendo una direzione (ovest) e cammino fino a raggiungere il punto più lontano che posso. Mi inerpico ancora una volta fra gli scogli. Cammina e cammina, arrivo alla fine delle spiagge “civilizzate”. Supero anche questo “scoglio” che vedete in foto (in senso letterale e figurato).

Trovo quindi una piscinetta ricavata nella roccia. Una roba bellissima. Penso sia proprietà privata. C’è una scaletta, ricavata nella roccia, che scende fino alla piscina. Penso parta da un edificio che non riesco a vedere, sopra la rupe. Ma non c’è nessuno, né cartelli di divieto. Mi ci butto. Mi sono dimenticato di fare le foto, mi spiace.

Ho fotografato però un po’ di calette isolate che ad andarci in coppia esci con almeno sei figli.

Si fa sera e io sto tornando indietro. Incredibilmente, un bagnino ha passato gli scogli per venire a chiamarmi. Probabilmente avevano contato il numero di persone che si avventurava oltre la spiaggia e quelle che tornavano indietro. Bravi. Mi dice che è meglio tornare perché la marea si alza e poi passare gli scogli è più difficile. Lo sospettavo ed ero già in movimento.

Ho notato che i bagnini hanno un gran riguardo. Anche per i bagnanti. Effettivamente la corrente che ti risucchia è molto forte, non si può nuotare salvo accontentarsi di andare a rana in 40 centimetri. Nelle zone di spiaggia sabbiosa, l’acqua è bassa (al massimo alle ginocchia) per circa 50 o 100 metri. Spingendosi oltre c’è una zona con acqua che arriva poco sotto le anche, con onde piuttosto potenti. Se vai oltre, sei in pericolo e potresti non riuscire a tornare indietro per via di correnti e risacca. Lì al massimo vanno i surfer con le tavole.

Faccio il selfie per le mie migliaia, anzi milioni, di lettrici e fans:

E una bella foto cielo-mare:

Sugli scogli al ritorno mi sono fatto un bel taglione sotto al piede destro, ma tutto sommato cammino senza problemi coi miei piedi da guerriero che si sono fatti mille battaglie. -1 punti ferita, ma +1 bonus prova di Costituzione. Il tramonto è da urlo.

La sera mangio a El Tunco, in un altro pub che sembra tutto fighetto come quei locali carini che si trovano in occidente, ma con metal melodico a palla (heavy, power) e hard rock. Non è male godersi le melodie gioiose e catchy del power metal da quelle parti, riflette un po’ lo spirito del posto. So che in america latina piace molto il power metal. Anche a me è sempre piaciuto.

Rientro a San Salvador dopo cena, ma la notte è ancora giovane! Raggiungo Lee e gli altri. Sceso dall’auto, Lee mi accoglie con un Merry Christmas. È novembre. Effettivamente, ci sono canzoni di natale a gran volume, tutti gli addobbi e gente in festa. Pare ci sia mezza San Salvador lì. Alla “festa di Natale”. O qualcosa del genere. Non fate domande, qui è così. Buon Natale anche a voi!

Mangio una specie di pannocchia arrostita, servita su uno stecco, da impugnare e mangiare come fosse un gelato. È condita con una qualcosa che credo sia ketchup e un’altra salsa bianca, poi ricoperta di scaglie di formaggio fresco. Una schifezza abominevole che va un sacco a questo festival. La finisco solo per decenza. Mi pulisco la bocca con dei litchi, sempre 30 a 1 dollaro. Ci sono tante famiglie con bambini. Carino. Dopo un po’ ci stufiamo.

Apro google maps e vedo “Infernal Metal Bar”. Propongo agli altri. Okay per tutti. Si parte. Io mi dimentico di aver 32 anni e un figlio di 5, giriamo come degli adolescenti in caccia della serata perfetta. Il locale è in pieno centro, dove c’era il mercato di giorno. Ma è chiuso la domenica e il malvagio google non mi aveva avvertito. Passeggiamo a caso per le vie del mercato dormiente, tutto serrato a lucchetti.

Vediamo un locale poco più avanti, mi attira per via dell’ingresso con quella gabbia e il fatto che sia interrato. Diamo una sbirciata dentro. È un locale gay. Una delle sere precedenti, quando stavo combinando un’uscita di gruppo con gente del posto, una ragazza mi aveva avvertito che c’era un gay nel loro gruppo, come se dovesse controllare che a noi andasse bene. Pensavo che fossero del tutto aperti in questa zona del mondo, ma se quella si era sentita in dovere di fare questo check, forse non è proprio così.

Sentiamo della musica ad alto volume provenire da qualche parte. In effetti, non molto distante notiamo altre lucine, come di un’insegna. Ci avviciniamo per controllare. Andreas dice che pare qualcosa di molto “locale” e quindi caratteristico, perciò entriamo. Io ancora non lo so, ma si rivelerà un’esperienza mistica. Non c’è alcun nome o insegna, solo un foglio di carta scritto a mano appeso all’ingresso: “si cercano signorine e cameriere”.

Il posto è squallidissimo e totalmente vuoto. Non sono sicuro di ricordarmi benissimo, ma mi sembra che non ci fosse neanche la porta, salivi giusto le scale. Ecco spiegato perché dalla strada si sentisse la musica a palla. Noi, in quattro, tre ragazzi e una ragazza, siamo gli unici avventori.

Il palo e una sorta di palco parlano chiaro: è uno strip club. Ecco spiegato il “signorine”. Mi rendo conto che non sono mai stato allo strip club in vita mia, a 32 anni. Che vergogna. Meno male ho recuperato. Prendiamo da bere le solite Pilsner a prezzi stracciati. Il cameriere chiede a Rosy se vuole lavorare lì. Lei rifiuta gentilmente l’allettante proposta.

Poi è l’ora dello spettacolo. Una creatura in bikini esce da qualche porta e inizia a danzare. Io sono “estasiato” – anche se il termine più corretto forse è “incredulo”, ma ora senza dettagli non capireste – e inizio a filmare col telefono. Anche Ryo. Sono veramente inesperto, non si filma allo strip club! Me ne rendo conto solo quando me lo dicono. Ma come ho fatto a non pensarci? Ero del tutto fuori luogo, come il turista giapponese che filma la messa. Sono però contento di aver ottenuto questa evidenza documentale, e da bravo peccatore, ve la condivido qui sotto. Spero non se ne avrà a male la bellissima ninfa.

Il titolare/dj/uomo alla cassa e tuttofare ci parla dal microfono dicendo (tutto sommato simpaticamente) che è scortese filmare. Mettiamo via i telefoni e mi scuso, facendo segno con la mano. Non ne sono ancora consapevole, ma così facendo ho praticamente rinunciato al nostro ultimo scudo che potesse proteggerci dalla realtà più cruda.

È lì che la signora si fa vedere in tutta la sua magnifica nudità in una danza veramente ipnotica. Non riuscivo a non fissarla. Per rispetto della signora ho smesso di ridere, almeno nel momento in cui ci è stata sacralmente mostrata l’origin du monde. Non che si vedesse molto con quelle luci, ma mi ha terrorizzato lo stesso.

Usciamo da questa esperienza mistica. Appena fuori, io che sono una bruttissima persona, stronzissimo coi ciccioni (ma sempre in modo affettuoso, mai cattivo!) inizio con le battute più politicamente scorrette possibili. “Ora ho capito perché cercano le senoritas” – comincio – “probabilmente è per dar da mangiare alla bestia”. E così passiamo la serata sul tema “sfamare il mostro” – the beast – e il “ricambio di giovani vergini date in tributo alla bestia” e via andare. Ma la signora ci credeva veramente alla sua performance. E poi forse lì, con quegli standard di bellezza, c’è per davvero chi se la fila, pure alla sua età. Le auguro tutto il bene del mondo.

Come ultima cosa prima di tornare a casa, devo andare a prelevare i 40 dollari per il taxi delle 4 di mattina. Cerco gli ATM Bitcoin di Chivo intorno. Ce ne è uno vicino a Soyapango. Andiamo.

Soyapango ve l’ho già menzionato. Era fra i più pericolosi quartieri al mondo. È passata mezzanotte. Andreas dice che potremmo visitare il triangolo. Ryo è d’accordo. Rosy è un po’ tesa. È dove ti sparavano a vista fino all’anno scorso. Io che ho prole a casa non è che sia proprio dell’idea di andarmela a cercare, ci sono altri ATM per la strada di casa, ma in fondo tutti dicono che ormai è sicuro. E cosa vuoi che sia un giretto di 10 minuti. Il tassista ci mostra le strade: ecco qui inizia il triangolo – dice – e qui c’erano gli uomini coi fucili. Entriamo, scendiamo dal taxi, ci guardiamo un po’ intorno. Non c’è niente, solo case. Anche più belle della media della città, tutto sommato sembra curato come quartiere. Risaliamo sul taxi e andiamo. l’ATM Bitcoin è appena fuori da Soyapango. Ci fermiamo di nuovo, prelevo. 

C’è pochissima gente in giro, quasi deserto. Il tassista ci dice che c’è un uomo per terra, forse morto, e che sta arrivando l’ambulanza. Io non lo vedo, non so da chi l’abbia saputo il tassista. Se è nella strada che abbiamo appena passato o cosa. Per quel che ne so, potrebbe avere avuto un malore o gli è caduta una tegola in testa. Comunque risaliamo sul taxi e torniamo verso casa. È stato un giro tranquillo. Ma qualche giorno dopo ho sentito che ci han fatto una retata i militari.

Torno all’appartamento e faccio le valigie. Ho anche tempo di dormire un’ora e mezza. Poi mi telefona l’autista, è già sotto casa.

Alla prossima, El Salvador!

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