John Palmstruch
Nel 1637 il nobile e mercante Johan Palmstruch si trovava in un carcere olandese, dove passò i 5 anni condannato per bancarotta fraudolenta. Le circostanze della condanna Una volta libero, decise di trasferirsi in Svezia. Qui presentò un ambizioso progetto a Re Carlo Gustavo, convincendolo nel 1647 a fondare il “Banco di Stoccolma”, promettendo il 50% degli introiti alla corona svedese.
Il banco di Stoccolma faceva profitti erogando prestiti, ma non con il denaro di proprietà della banca, bensì dei propri correntisti. Quando un cliente si presentava per chiedere un prestito, il banco cedeva quelle monete sonanti in rame, argento o oro depositato da altri clienti, che avrebbe invece dovuto custodire per loro in cassaforte. La riserva della banca era rappresentata soltanto da una piccola percentuale del denaro metallico depositato: una quantità apparentemente sufficiente a onorare i prelievi attesi nel breve periodo, ma non abbastanza se tutti i correntisti avessero voluto ritirare l’intera somma.
Questa pratica truffaldina della banca svedese si chiama riserva frazionaria e non era certo una novità nel mondo della finanza, anzi a quel tempo era ormai una consuetudine ben radicata, pur se ancora considerata truffa. La particolarità della banca svedese fu lo stratagemma utilizzato per continuare la frode anche quando ormai i clienti si accorsero del buco di bilancio.
Infatti, nel 1660 la banca svedese non riuscì a far fronte alle richieste di molti prelievi nello stesso periodo. Per evitare il fallimento e perpetuare la frode, Palmstruch si inventò un nuovo sistema, ovvero l’emissione di “titoli al portatore” in carta. Questi titoli sarebbero stati, in un futuro imprecisato, convertibili nella moneta metallica. Insomma, Palmstruch chiedeva al cliente di accettare la carta e tornare al banco in momento successivo, quando le monete di metallo sarebbero state finalmente disponibili. Insomma, l’obiettivo della banconota era insomma quello di insabbiare il reato di riserva frazionaria.
I correntisti in quella situazione erano costretti ad accettare le banconote: l’alternativa sarebbe stato un procedimento giudiziario contro una banca legata alla corona svedese, e con il fallimento della banca difficilmente avrebbero recuperato i loro soldi. Quantomeno, con le banconote avevano la speranza che, quando i prestiti erogati dalla banca le fossero stati restituiti, questa avrebbe avuto finalmente il denaro metallico da coprire gli ammanchi. Meccanismo che, con una buona dose di ottimismo e in circostanze di crescita economica, avrebbe anche potuto funzionare.
Non andò così però. L’emissione di banconote era un’occasione troppo ghiotta di fare soldi facili: le banconote venivano continuamente stampate creando denaro “dal nulla”, impiegato per fare prestiti e investimenti, creando così inflazione e portando le banconote a perdere valore rispetto al sottostante metallico che avrebbero dovuto rappresentare. Nel 1663 la carta aveva ormai perso del tutto la correlazione col sottostante metallico. L’esito fu disastroso: nel 1664 intervenne il parlamento che terminò la stampa di banconote e liquidò la banca entro il 1667. Palmstruch fu sbattuto in prigione, dove morì. In Svezia si proibì la stampa di banconote. Che tuttavia riprese nel secolo successivo. Questa è la storia del Kreditivsedlar, la prima banconota europea senza sottostante.
Ma quello che era una frode di Stato (per la precisione della corona svedese, in questo caso), nel tempo diventò una normalità
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